Francesco Borrelli, docente, educatore, giovane tra i giovani. La sua visione un ponte tra adulti e genitori e giovani e giovanissimi.
Troppo spesso negli ultimi anni abbiamo letto dalle cronache nazionali di giovani persi, “malati” di una noia sfociata poi in odio e violenza verso le famiglie, i fidanzati, gli amici con cui sono cresciuti. Ma anche contro persone sconosciute. Un malessere interiore a cui a volte neanche i professionisti sanno dare una spiegazione. Tanti i dubbi degli adulti, ma anche i ragazzi sono cambiati, così come è cambiata la società.
“I nostri ragazzi, creta viva da plasmare. “Bella immagine” direte, invece, per me, non c’è affermazione più terrificante”. Francesco ci offre la sua testimonianza.
“So come modellare un panetto di argilla, come plasmarlo, ovvero come dargli la forma che desidero e che ho progettato e come fare in modo che risponda alle mie esigenze e al mio gusto. Pensiamo ora di applicare la stessa procedura ad un adolescente, vi chiedo: “Lo stiamo aiutando a crescere o lo stiamo intrappolando?”.
Da poco mi trovo dall’altra parte della cattedra, ma da anni, come educatore, ho la fortuna di passare tanto tempo con i ragazzi considerati in età critica e condivido con piacere la mia esperienza. L’impressione comune è quella di trovarsi di fronte a ragazzi disinteressati, o, tutt’al più, interessati a cose futili, ragazzi che quindi per noia o per colpa dei violentissimi videogiochi con cui si dilettano, finiscono per diventare i bulli e i cyberbulli di turno. Si fa presto a parlare di vittime e carnefici, a dare colpe a famiglia e scuola che non sono più quelle di una volta, a criticare la società che non è più capace di trasmettere certi valori.
Nella realtà la situazione è molto più complessa: passeggiando tra i banchi di scuola, ascoltando i ragazzi, ci aspetteremo di sentire spensieratezza, voglia di prendere la vita a morsi, voglia di innamorarsi, di realizzare un sogno… e invece? “Ho l’ansia”, “Non ci riesco”, “Ma tanto a che serve? Che senso ha?”, e ci fermiamo qui.
Gli adolescenti oggi sono molto più fragili di quello che pensiamo, si ritrovano a vivere e fare “cose da grandi” anche se ancora ancora piccoli, portano il peso delle nostre aspettative, ma non ne vedono la necessità, si sentono spaesati e vanno nel panico, fino a perdere i sensi, non hanno il coraggio di essere loro stessi, perché pensano di essere sbagliati.
E io mi chiedo: -“Perché?”. Forse perché li stiamo plasmando come creta invece di lasciarli crescere. Siamo per caso noi a decidere che forma prenderà il fiore teniamo nel vaso sul davanzale? Preoccupiamoci piuttosto di annaffiarlo, di dargli ciò di cui ha bisogno, di fornire gli strumenti necessari affinché possa crescere da solo forte e bello, o comunque decida di essere. Insegniamo ai nostri ragazzi a coltivare la propria unicità, ad andarne fieri e ad avere il coraggio di mostrarla, assecondiamoli nelle loro inclinazioni e valorizziamo le loro capacità. Facciamoli sentire giusti in questo mondo ingiusto, altrimenti (mio parere eh!) cari genitori, insegnanti, educatori, i falliti siamo noi!”
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