Si è spenta Maria Leonardi, un altro pezzo di Cassino che se ne va

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Si è spenta in una caldissima giornata di agosto nonna Maria. Maria Leonardi era un po’ la storia di Cassino, quella che il tempo sta portando via, quella nascosta dietro i portoni, nei cortili, nelle fotografie custodite nei cassetti. Maria era una donna di un tempo che fu e che ora non è più. Madre, moglie, sopravvissuta alla guerra. Quella guerra violenta e cattiva, feroce e dolorosa che ormai vive solo per pochi giorni all’anno nei ricordi e nelle celebrazioni. L’anno scorso nonna Maria era presente il 10 settembre proprio a uno di questi eventi. Una giornata importante di cui lei e forse solo pochi altri presenti avevano davvero il sentore del peso e dell’importanza della ricorrenza.

Maria non ha mai nella sua vita fatto un passo indietro, sempre con la schiena dritta. Ha avuto un grande amore, un amore incontrato proprio su quel monte che troneggia su Cassino, la città martire, la città della pace e della speranza. Con Umberto ha messo su una famiglia forte, unita, quattro figli, quattro caratteri diversi ma tutti accomunati dal grande amore per il prossimo. Un amore e una tenacia trasmessi ai nipoti fino all’ultimo arrivato, il piccolo Enea. Maria era unica, come quelle cassinesi di un tempo, quelle che sapevano un po’ tutto di tutti, quelle che vivevano la casa e il palazzo come una unica grande famiglia. Quelle che hanno riportato la vita dove la vita non c’era più e che hanno ritrovato quel bandolo perso sotto le bombe da cui è risorta la comunità e il suo senso di esistere.

Un amore speciale

Di quell’incontro tra due giovani nel dopoguerra ne scrisse la figlia Marcella “Galeotta fu una pasquetta di tanti anni fa, quasi 70 quando due ragazzi si sono conosciuti su a Montecassino e si saliva per la messa e per fare festa tutti insieme….. I miei genitori e complice inconsapevole fu mio nonno che conosceva mio padre muratore di un cantiere in via Verdi dove abitava la famiglia di mia madre, all’improvviso arrivò la pioggia e mio nonno che era un amante della musica, invitò tutti a casa sua perché era in possesso di un radio grammofono con tanti dischi e fu subito festa e fu subito amore, un amore durato 60 anni in vita e che continua nel ricordo”. Altri tempi, altri amori, altri battiti.

Una televisione per tutti e la speranza da condividere

Indescrivibili le feste e le cene, semplici, oneste, pulite in cui con le coppie di amici ci si ritrovava, ognuno con i suoi bimbi, che scappavano in cortile con i calzoncini corti. Che si nascondevano nel pioppeto in via Bellini, quando c’era ancora una distesa di verde. C’era poco ma era tantissimo. Ci si aiutava l’un l’altro, si condivideva una serata davanti alla televisione, si faceva “la salsa” nei cortili e ci si divideva l’impegno e il risultato. I bambini condividevano gli indumenti che passavano dal più grande al più piccolo, non necessariamente tutti fratelli ma “cugini” acquisiti a volontà. Era gente che veniva da un’epoca buia, erano uomini e donne che conoscevano la fame e la paura. Maria era una di questi, portava sul corpo i segni della guerra, ma nel suo sguardo una intera galassia.

Con il tempo non è cambiata, un carattere un po’ burbero come molte sue coetanee, regole rigide e una generosità sconsiderata. Poi il doloroso addio all’amato marito, e la vita ha cambiato colore, ma non senso.

La sua porta sempre aperta e le frecciatine dal profumo di sugo e di pizza al pomodoro

Ricordo con il sorriso le volte che bussavo alla sua porta con ciambelloni, pasta al forno e qualche prelibatezza “Eh, che m’hai portato? Guarda che io lo so fare, lo faccio da prima di te!”. E poi ci si sedeva al tavolo per un caffè e ti chiedeva “Fammi capire come lo fai tu? Facciamo il confronto!”. Nonna Maria era fantastica, ricordava tutto. Affacciata al balcone controllava i passanti e le “sue” piante. Quelle che avevano piantato lei e Umberto con i vicini nel tempo in cui gli alberi non erano mero arredo urbano, ma erano vita e convivialità. Alla cui ombra ci si ritrovava la sera per fare due chiacchiere. Il corbezzolo, i nespoli, l’albicocco, i fiori, quelle grandi campanelle bianche gialle, le rose. Con i suoi grandi occhiali e il sorriso, con suoi gattoni straviziati a fargli da “corte”.

Qualche settimana fa un malore, il trasferimento in ospedale. Solo la sera prima si era parlato di prugne di casa, quelle dolci e buone, “che se ne sono assai ci si può fare qualche vasetto di marmellata per fare le crostate in inverno”. Le avevo in una busta, pronte. E sono rimasta così ad aspettare. Ad aspettare come tutti noi che nonna Maria si rimettesse e che, con il suo cipiglio da generale, pretendesse di rientrare alla base, a casa. Purtroppo però non ci sarà il tempo per una scorpacciata di prugne e per l’ennesima “pizzicata” sul pianerottolo.

E io Maria voglio ricordarmela così, con quel profumo di pizza che inondava l’intero palazzo quando sfornava le sue teglie roventi, con quel sorriso amorevole e pronto all’ennesima cazziata. Con le sue raccomandazioni e le sue dritte colme di saggezza e di amore, quello antico e vero. Mai bugiardo.

Non me ne vorrà spero Marcella che ho “usato” come fonte fotografica per raccontare nonna Maria, la nonna degli Scout. Un tesoro immenso nascosto dietro un portone, dentro un cortile del centro di Cassino. La nostra storia e le fondamenta del nostro presente e del nostro futuro.

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