Presentato oggi il Peba, il piano di eliminazione delle barriere architettoniche. Un lavoro portato avanti dalla progettista, l’architetto Giuseppina Carella. Uno studio oggettivamente molto ben articolato che ha “fotografato” la situazione attuale ponendo particolare attenzione alle diverse criticità riguardo l’accessibilità alle principali strutture pubbliche, uffici, scuole, uffici. Servizi al cittadino.
Cosa è il Peba? Si tratta di uno strumento in grado di monitorare, progettare e pianificare interventi finalizzati al raggiungimento di una soglia ottimale di fruibilità degli edifici per tutti i cittadini.
Dal quadro esce fuori sicuramente un quadro poco confortante, in particolare per quello che riguarda alcune scuole, ma non solo. Il Peba, così come progettato, si pone diversi tipi di obiettivi, in base alle principali azioni da intraprendere, spalmate nel tempo. Quindi in dieci anni si punta ad avere un’accessibilità se non totale, di grado elevato. Prima tappa tra tre anni.
“Per ripensare la città – ha sintetizzato l’architetto – dobbiamo pensare ai marciapiedi, agli attraversamenti, alle entrate e uscite dei locali pubblici, di uffici. Ma l’accessibilità potrebbe anche essere un concetto particolarmente soggettivo, rispetto a tanti dettagli. Che possono andare dal grado di disabilità, alla grandezza della sedia a rotelle ad esempio. In primis ci sono degli aspetti amministrativi, normativi, di sensibilizzazione e di informazione. Sono tanti i Comuni che si sono dotati di una pagina dedicata nella quale inserire i dettagli – con caratteristiche tecniche – dei vari percorsi. Penso a chi arriva alla stazione con una valigia, chi deve prendere un mezzo pubblico, chi vuole arrivare in centro o in una frazione, chi vuole raggiungere e girare la città in occasione di un evento pubblico che potrebbe richiedere la chiusura di aree. Insomma, le incognite sono molte, ma bisognerebbe offrire quanti più mezzi possibili, soprattutto di informazioni tecniche e dettagliate da mettere a servizio di chi ne ha bisogno”.
Alla domanda sul rapporto tra Put e Peba e sull’eventuale mancanza di “dialogo” tra i due gruppi di lavoro, la Carella evidenzia: “E’ ovviamente evidente e necessario il legame dei due strumenti. Ora è il momento opportuno di congiungere questi lavori. Ma è evidente che il Peba è elaborato su una “fotografia” della città allo stato attuale. Va rimodellato in base ai cambiamenti e agli interventi urbanistici che di volta in volta vengono realizzati. Questo Peba, così come è stato concepito, si presta a poter essere “a servizio” di chi verrà comunque, di chi dovrà continuare a lavorare in questo ambito e in questa direzione”.
Problemi evidenti
Tra le principali difficoltà riscontrate la massiva presenza di tavoli e di suolo pubblico occupato in maniera eccessiva e talvolta impropria da locali e attività commerciali. “Ovviamente per questo aspetto sicuramente va sensibilizzata la comunità” ha incalzato l’architetto. Sicuramente l’indifferenza rispetto ad alcune necessità di parte della società è un problema culturale. “Ma servono anche controllo e regolamenti che vadano a gestire e normare la situazione. Mezzi che sicuramente già esistono”.
Una situazione che a Cassino di certo non è facilissima, è anzi oggetto abbastanza spesso di critiche e polemiche. Ma come intende agire l’amministrazione in questo senso? “Intanto c’è un regolamento passato in Consiglio Comunale che riguarda l’area pedonale – ricorda il consigliere Consales – Il regolamento già prevede spazi e passaggi necessari. Così come criteri precisi per l’occupazione del suolo pubblico. Per il resto della città ci sono comunque dei criteri che devono essere rispettati”.
Certo sui criteri esistenti non ci sono dubbi, sorge più di qualche dubbio sul rispetto di queste norme da parte di alcuni commercianti che di giorno in giorno si allargano tanto da rendere, in alcuni casi, praticamente impossibile il passaggio a passeggini e carrozzine senza dover chiedere “permesso” a clienti accomodati intenti a consumare. Servono controlli, sanzioni ove necessario, sensibilizzare il cittadino e ripensare le diverse aree della città. Ma anche le singole attività commerciali che sono spesso inaccessibili.
Il cambiamento passa per l’accessibilità, ma se non entra nelle menti e nella quotidianità resta un progetto, seppur bello, su slide colorate.
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