Si è ucciso a 22 anni, a ottobre aveva provato a chiedere aiuto. Senza riuscirci

4 MIN

Lo hanno trovato morto, impiccato a un lenzuolo legato a una inferriata. Era giovane, ma il suo dolore interiore era così tanto grande e profondo da ingoiarlo. Alcuni mesi fa avevo urlato, si era inginocchiato, aveva chiesto aiuto. A modo suo, con parole insensate, urlando e gesticolando. Non era frutto di un gesto cattivo, era un modo di fare. Aveva con sé una cagnolina. Tanto carina e ben tenuta, con un collarino colorato e un piccolo fazzoletto a mo’ di bandana, sporco e maleodorante, ma segno di un grande amore del suo padrone. Ousmane Sylla aveva solo 22 fottutissimi anni. Era arrivato in Italia dalla Guinea. Il suo un viaggio come quello di tanti, fatto di dolore, di spavento, di abusi. Poi l’arrivo nel Belpaese e a Cassino. Nelle sue parole e nei gesti scomposti tutta la disperazione, la sue denuncia di una situazione che di umano aveva, forse, ben poco. Nei suoi occhi il nero, profondo, il terrore. Ousmane aveva fatto irruzione nella sala consiliare con la sua cagnolina, voleva parlare con il sindaco. Nella sua testa la figura più importante dell’aula era quella seduta nella posizione centrale e più alta, per lui era Barbara Di Rollo. Quella donna per lui avrebbe potuto avere la risposta di cui aveva bisogno. E a lei ha continuato ad appellarsi anche uscendo dal palazzo comunale.

Il suo gesto in aula Di Biasio: era il 6 ottobre

Ma facciamo qualche passo indietro. Ousmane chiede di parlare con i “capi”, piange, non si riesce a capire il significato delle sue parole. Non è pericoloso, è solo disperato. E la sua disperazione è così tangibile da fare male, da diventare quasi contagiosa. E la sua cagnolina lo osservava con gli occhi dell’amore, in lui tutto il suo mondo. La sua codina avanti e dietro, confusa dall’atteggiamento del suo “umano”. Ousmane ha chiesto aiuto, a modo suo. Forse nel modo sbagliato per alcuni, ma per lui probabilmente l’unico modo possibile. Dove stava le cose non andavano, da Sant’Angelo, dove si trovava in casa famiglia, era arrivato a piedi in città e aveva chiesto del Comune.

Ma a Ousmane non è stata data nessuna risposta, e così quella sera lui si è allontanato, con la sua amica fidata al guinzaglio. Qualcuno dice di averlo visto riavviarsi a Sant’Angelo, altri di averlo visto a dormire nei pressi della stazione. Altri ancora lo avrebbero notato lungo la Casilina. Con la sua cagnolina al guinzaglio.

Invece la vita ha portato Ousmane in un’altra struttura. Qualche giorno fa, a Roma. Voleva solo rientrare a casa sua, dalla sua famiglia. Gli mancava la mamma. Era un ragazzo, aveva poco più di venti anni. I suoi coetanei in Italia sono considerati ancora “cuccioli di casa”, hanno genitori e famiglia alle spalle. Quello che colpiva di Ousmane erano quegli occhi, quello sguardo che molti ragazzi come lui hanno quando arrivano in Italia. Gli occhi del terrore, in fondo si può spesso intravedere un’anima devastata. Il corpo di fanciulli cresciuti troppo in fretta, la mente di chi ne ha viste troppe. Quello sguardo ricordava molto quello della giovane figlia della Loren nel film “La ciociara”. Vuoto e pieno nello stesso momento. Forse sperava di trovare qualcosa oltre quel mare azzurro. Forse lo hanno costretto a partire. Non lo sappiamo. Quello che è certo è che qui non voleva stare, voleva tornare a casa.

Un silenzio troppo pesante per un ragazzo lontano da casa

La verità è che nessuno è stato in grado di ascoltarlo davvero, quel ragazzotto. Nessuno ha saputo dargli una risposta. Il suo unico affetto era proprio quella cagnolina che quel giorno, nell’aula Di Biasio, è rimasta composta. Che ha continuato a scodinzolare e a leccare il suo padrone quando si è inginocchiato. Quando, gesticolando, in un attimo d’ira, si era sfilato la maglia. E’ indelebile l’immagine di quel ragazzo che nel buio di un giorno come tanti, mezzo spogliato e parlando da solo, si avviava da piazza De Gasperi verso viale Dante con la sua cagnolina al guinzaglio. E il pensiero va a quella dolce cagnolina, un po’ maleodorante, ma così affettuosa ed educata. Molto meglio di molti “uomini”. Non si sa che fine abbia fatto la cagnolina. L’unica ad aver voluto davvero bene a Ousmane in una terra così lontana da casa. Le parole, i monologhi dai palchi, le frasi da social lasciano il tempo che trovano. Ritrovare l’umanità invece è molto più difficile.

Clicca qui per leggere ulteriori notizie

Lascia un commento