Dovevano essere i “magnifici sette”, ma poi si sono trasformati nei “cinque della vendetta”. Uno dei candidati questa mattina, addirittura, non sapeva di far parte della rosa dei papabili primi cittadini. Insomma la nuova frontiera delle primarie civiche ha causato un po’ di problemi agli organizzatori, ma è normale. L’incertezza può farla da padrona se le idee, poi, sono poche e anche confuse. Partiamo però dai cinque che ufficialmente si sono avviati per raggiungere il traguardo fissato a gennaio. Laura Borraccio, Giuseppe Sebastianelli, Gianrico Langiano, Giorgio Pistoia, Domenico Natale e Giuseppe Martini. Un gruppo a cui dovevano, secondo i rumors, aderire anche Arturo Bongiovanni, poi non più pervenuto e Arduino Incagnoli che questa mattina era anche annoverato nella schiera dei “primaristi”. Si dice che proprio quest’ultimo sia sobbalzato dalla sedia mentre stava comodamente seduto a godersi la recita natalizia della sua bambina, non appena appreso di essere candidato alle primarie senza saperlo. Un paio di telefonate all’uscita della scuola e il suo nome scompare dalla lista.
Giorgio il bannato
Cinque saranno anche i membri del comitato dei garanti, ovvero quelli che dovranno verificare la regolarità delle candidature e assicurare il rispetto delle norme di comportamento ed etica che i candidati si impegnano a mantenere. Dalle parole del comunicato ufficiale si evince che da qualche parte ci sia un regolamento da far rispettare. Nessuno lo ha reso pubblico, si sa soltanto che l’avvocato Laura Borraccio l’ha scritto e ne è in possesso. Ma al momento resta tutto celato. Come bannato da qualsiasi organo di stampa, fino a questa mattina, il videomaker Giorgio Pistoia, all’anagrafe Giorgio Di Folco, che ha iniziato da tempo la sua campagna da aspirante primo cittadino lamentando, appunto, di essere invisibile per i giornalisti. I social dicono, però, altro. Pistoia c’è eccome. Lanciato sul traguardo come ci ha insegnato Guido Meda con Valentino Rossi. E le views lo confermano.
Il predestinato
Il predestinato. Un po’ come Charles Leclerc. Lo chiamavano “Bella chioma” non Trinità, faccia pulita da bravo ragazzo, un curriculum politico e lavorativo di un certo spessore. L’asso calato al momento giusto, l’uomo forse in grado di raccogliere i cocci di quel centrodestra che fu di Carlo Maria D’Alessandro e che oggi è a bagnomaria nel mare purificatore del civismo più sfrenato. Gianrico Langiano era uno dei papabili candidati del centrodestra odierno, il suo nome viaggiava da mesi nelle piazze, e nei migliori bar di Cassino. “E’ il candidato di Mario Abbruzzese, prima o poi sarà buttato nella mischia”, dicevano i politologi del caffè schiumato. Poi le vicende legate ai partiti, il tira e molla tra Fratelli d’Italia e i civici primaristi e non primaristi hanno fatto accantonare il suo nome, forse anche scientificamente. Ed ecco che quando lo show delle primarie andava per lo più scemando è uscito di nuovo. A mo’ di “Ecchime qua, so più simpatico di Martufell” reso celebre da Striscia la Notizia. E tratto distintivo della parodia dell’allora 42mo presidente degli Stati Uniti d’America, Bill Clinton.
A prescindere da tutto, da Mario o non Mario, con la margherita in mano a sfogliare i petali, Gianrico Langiano ha ridato un po’ di verve a queste primarie….dell’incertezza.