Ha aperto pochi giorni fa e già si presenta come una grande occasione per il territorio. L’Open Hub della Regione Lazio ha aperto i battenti. Ma di cosa si tratta? Andiamo con ordine. Per il taglio del nastro non sono mancate le istituzioni, il sindaco, rappresentanti della Regione, della Provincia e della fondazione Brodolini che, di fatto, ne è la parte “attiva”. Ma c’erano tanti giovani, tante persone che al momento sono fuori dal mondo del lavoro, diversi professionisti e il mondo delle associazioni
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Condivisione, confronto e sguardo al futuro
Cosa è questo Open Hub? Un luogo aperto dove condividere lo spazio, dove poter andare per studiare, lavorare. Ma anche dove poter organizzare riunioni, dove ideare e porre le basi per una start up. E’ possibile prenotare gli spazi per poter tenere corsi e attività, si parla di formazione e inclusione. Sono presenti infatti realtà come i diversi centri antiviolenza della città martire, ma la struttura è aperta e ricettiva ad altre associazioni. Un posto in cui chiunque abbia un’idea, competenze e voglia di fare può mettersi “a sistema”.
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Un “contenitore da riempire”
Un contenitore, se si potesse immaginare l’Open Hub come un “oggetto” quello sarebbe senza dubbio un contenitore in cui trovare diversi mezzi. E quegli stessi mezzi “utilizzati” in maniera diversa potrebbero portare a soluzioni differenti per i singoli. Ovviamente il percorso è solo all’inizio, ma strutture “gemelle” sono state aperte già a Viterbo, Rieti e Latina. Per “funzionare” bisogna fare rete, liberi professionisti, piccole e medie aziende, enti privati e pubblici, scuole, università. Domanda e offerta. Non si fa altro che parlare di sinergia, di confronto e lavoro di squadra, questa potrebbe essere l’occasione giusta per riuscire a fare la differenza.
A margine delle dichiarazioni e degli auguri istituzionali a “lavorare” e a “dare vita” a questi luoghi innovativi e in attesa di veder nascere opportunità, occasioni, innovazione, ci sono delle persone che ci hanno creduto e che ci credono tutti i giorni. Che hanno investito energie e tempo e che saranno i volti che chi frequenterà l’Open Hub vedrà.
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Laboratori, progetti e formazione
Le occasioni saranno tante. Laboratori, progetti, opportunità di inclusione, di confronto. Attività adeguate a persone di tutte le età, un modo per conoscere tante novità, acquisire competenze e scoprire nuove strade da poter seguire, chi lo sa. In alcuni casi i neo diplomati si trovano immersi in una realtà, che è quella occupazionale, di difficile accesso. Un dedalo in cui districarsi, diventa difficile redigere un curriculum, anche a causa delle scarse esperienze. Ci sono anche quarantenni e cinquantenni ai margini, persone che hanno perso il lavoro o che non hanno mai avuto contratti regolari e che si ritrovano “soli”. Sono davvero infinite le “posizioni” da sanare e se l’Open Hub non è la cura o la soluzione, potrebbe offrire risposte e mettere in contatto le varie parti. Piccoli cambiamenti per grandi risultati.
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Il progetto e la Fondazione Brodolini
Tra ottobre e novembre sono state inaugurate le sedi di Rieti, Viterbo e Latina. La settimana scorsa la sede di Cassino. Il progetto è finanziato dai fondi POR FSE 2014-2020 di Regione Lazio e coordinato da Fondazione Giacomo Brodolini.
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“OpenHub Lazio è una rete di luoghi e di innovazione sociale” ha commentato Fabio Sgaragli, a capo dell’area Innovazione della Fondazione Brodolini. “Gli hub appena inaugurati vogliono essere luoghi fisici per rafforzare la capacità dei loro ecosistemi locali di generare soluzioni che sappiano coniugare sviluppo territoriale e inclusione sociale” ha continuato Sgaragli “Fondazione Brodolini ha a cuore che questi luoghi siano piattaforme dove un costante approccio di innovazione aperta a sfide sociali possa realmente generare nuove pratiche e nuove soluzioni”.
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Istituzioni, scuole, imprese, associazioni di categoria, sindacati, università, enti di formazione, servizi per il lavoro, realtà molto diverse potranno trovare negli Hub del Lazio un nuovo inizio di collaborazione, rete, connessione e opportunità.
“La sfida non è solo pensare, costruire e animare questi luoghi” ha spiegato Sgaragli “ma connetterli a una pluralità di soggetti pubblici e privati, e alla cittadinanza tutta, in modo da aumentare la loro efficacia e la loro sostenibilità nel medio e lungo termine”.
Una nota importante è da dedicare ai partner locali, aggiunge Valerio Musillo, coordinatore per la Fondazione Brodolini dei quattro centri d’innovazione: “Consorzio Stedi a Viterbo e Cassino, IAL Nazionale per Latina, Euroscuola per Rieti, rappresentano realtà fondamentali e preziose, senza le quali il progetto non avrebbe potuto fisicamente avere luogo e trovare lo spazio fisico che genera lo spazio mentale”.
Per info https://openhublazio.it/
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