Di Moira Rotondo – Dal 4 agosto scorso, ossia da quando il Consiglio Regionale del Lazio ha votato praticamente all’unanimità la Giornata in memoria delle Marocchinate da celebrarsi ogni anno il 17 maggio, ho ricevuto tantissime attestazioni di stima. Di entusiasmo, di soddisfazione e non solo da coloro che con me hanno condiviso un percorso di studio e di lavoro durato anni e che non si concluderà con l’introduzione della Giornata regionale. Ma proseguirà fino al raggiungimento dell’obiettivo che ci siamo prefissati inizialmente: portare a conoscenza di tutta la Nazione i tragici fatti del ’44, con una Giornata Nazionale in memoria delle Marocchinate.
La telefonata dell’UDI
L’ultima, e devo ammettere graditissima, telefonata è quella ricevuta qualche giorno fa da Vittoria Tola, segretaria dell’UDI – Unione Donne Italiane, organizzazione che tanto ha fatto, a partire dal primissimo dopoguerra fino ai giorni nostri, per portare all’attenzione pubblica le violenze dei goumiers.
Non mi sono più di tanto soffermata a rispondere a quanti (pochi) si sono detti in disaccordo sulla data prescelta. Un po’ perché è fisiologico che una singola data non incontri un consenso universale, ci sarà sempre chi chiede di celebrarla 24h prima o meglio ancora 24h dopo o addirittura anni dopo i fatti.
La replica a Moretti
Tuttavia non posso ignorare quanto sostenuto dall’ex Sindaco di Esperia in un recente articolo.
Il termine “marocchinate” non piace ma tant’è. Ovunque le donne vittime della barbarie del CEF sono definite così. Le stesse sventurate si definiscono cosi nei loro racconti. A distanza di 77 anni è il caso di guardare con occhi diversi a quei fatti, prendere quel termine per quello che è oggi, ossia un participio passato e non un aggettivo dispregiativo. E con altrettanto distacco bisognerebbe accettare che la liberazione ad Esperia è coincisa proprio con le marocchinate: «Aspettavamo i liberatori, sono arrivati i diavoli».
Il 17 maggio
Pertanto va da sé che la Giornata della Memoria che Esperia già celebra il 17 maggio in memoria della liberazione e delle vittime civili della seconda guerra mondiale altro non è che una Giornata in Memoria delle Marocchinate. E che nulla vieta di aggiungere anche questo participio alle vittime commemorate quel giorno, oppure non aggiungerlo affatto e ricordarle solo nei discorsi ufficiali.
Non avrebbe molto senso discostarsene, per incorrere poi in altre celebrazioni concomitanti (Cassino il 18 maggio ad esempio). Ero ad Esperia in luglio all’inaugurazione del Giardino della Memoria. E ascoltando il Sindaco attuale ho avuto la sensazione che questo passo si sia già compiuto.
Una disciplina umanistica
Vorrei sottolineare inoltre un aspetto non marginale: da vicesindaco di Pontecorvo avrei potuto compiere un atto di campanilismo estremo e assegnare alla mia città una centralità imperitura sul tema, celebrando la Giornata della Memoria il 14 ottobre, come alcuni chiedono, in ricordo della prima riunione di marocchinate che ebbe luogo a Pontecorvo esattamente quel giorno di 70 anni fa. Ma se come sostiene il Sindaco nell’articolo la storia è una disciplina scientifica (in realtà è una disciplina umanistica) non possiamo celebrare i tragici fatti del maggio 1944 sette anni e mezzo dopo???? Addirittura nell’ottobre del 1951.
L’accusa di revisionismo storico
Credo si stia prendendo un clamoroso abbaglio alimentando certe polemiche che però mi danno la misura delle divisioni ancora esistenti. E dell’impossibilità di fare i conti con la nostra storia anche a distanza di decenni. Ogni anno leggo gli stessi post pro e contro il 25 aprile, pro e contro le foibe. Come possiamo definirci un Paese pacificato se chiedere giustizia per queste donne e non l’oblio ti espone all’accusa surreale di revisionismo storico?. Guardatevi piuttosto da chi al contrario strumentalizza questa giornata esclusivamente a fini politici!!!