Alcol – Una serata d’agosto finita al pronto soccorso. Una ragazzina di 13 anni sull’orlo del coma etilico e una città in rivolta. Tutti a cercare il colpevole: i genitori, la società, i baristi, i mancati controlli, l’amministrazione, i telefonini. Una questione assai complicata e spinosa che riassume un po’ quello che, a parte pandemie, vaccini e restrizioni, è la vita quotidiana.
Possiamo provare a ricostruire ma sicuramente non sapremo mai come in realtà siano andate le cose. Una ragazzina esce, per una serata calda e afosa magari in compagnia di amiche. Poi, prima di mezzanotte, il buio. Un tasso alcolemico elevatissimo. Troppo alcol scorre nelle vene per una ragazza così giovane, un fisico da tredicenne. Ma è inutile nascondersi dietro un dito, i nostri figli stanno prendendo il sopravvento. Il leit motiv di molti genitori è “lo fanno le altre, se anche dicessi di no lo farebbe lo stesso“, “i tempi cambiano, anche noi facevamo cose di nascosto dai nostri genitori“, “Lo abbiamo fatto tutti, fa esperienza“.
Non dire No
Ma non si può pensare di far crescere una generazione a frasi fatte, perché “ai tempi” le cazzate le facevano pagare i genitori, e anche a caro prezzo. Ora il terrore dei genitori è dire No, così si lascia fare un po’ tutto, si lasciano uscire ragazzine che fino a due o tre anni prima indossavano il grembiule e il fiocco a scuola, come donnine sexy, per “sicurezza” ai figli si da denaro sufficiente a fare una spesa settimanale per una famiglia, si organizzano feste di compleanno per le quali si chiedono finanziamenti e sarte per cucire vestiti ad hoc. E poi via di smartphone, estetista e fine settimana fuori con amici per gratificare gli “sforzi”.
Piccoli adulti
In realtà i ragazzini sono diventati piccoli adulti perché siamo stati proprio noi a rubare loro l’infanzia e l’adolescenza, volevamo persone come noi da poter gestire, zero problemi e una maturità che manca a molti adulti. Pensavamo di avere qualcuno come “noi” di fronte, così gli abbiamo messo in mano soldi, telefoni e aperitivi, sotto le foto delle nostre bambine e dei nostri bambini in pose appariscenti mettiamo like e cuoricini. Se a scuola le cose vanno male la colpa è “di quegli ignoranti” dei professori. Ecco abbiamo insegnato loro che la colpa di qualsiasi cosa è dell’altro, spesso dell’altro adulto.
Per colpa di chi?
Quello che prima era normale e logico: ad ogni azione corrisponde una reazione, ogni scelta o gesto ha conseguenze, il senso di responsabilità, è svanito. C’è una “colpa” per quello che è accaduto? Gli esercenti, anche loro, devono fare incasso, “la pandemia si sa, ci ha messo in ginocchio“, “Abbiamo tante spese da sostenere“. Proprio loro che bene o male, restrizioni o no, sono riusciti a mantenere le attività aperte, che hanno avuto agevolazioni con le tasse sui rifiuti, agevolazioni con spazi e suolo pubblico, pochissimi controlli durante le serate a causa delle ben note difficoltà. Ma sicuramente hanno registrato perdite, come tutto il resto del mondo.
La vita è diversa
L’amministrazione. Certo, anche l’amministrazione che è formata da uomini e donne, a loro volta genitori o giovani che frequentano la piazza e la rinomata movida, persone che, come è stato scritto anche in molti commenti e post sui social, per ruolo dovrebbero e potrebbero controllare, supervisionare, cercare di aiutare la città e i cittadini, le famiglie e i ragazzi, gli esercenti e chi vive nelle zone “calde”. E poi ci sono loro, i ragazzi, quelli a cui abbiamo insegnato che l’omologazione val bene il rischio (un volta era il contrario), che tanto poi “ci sono mamma e papà e nessuno ti fa niente”.
La vita è diversa, ci sono incognite, ci sono pericoli, basta poco per avere una fine diversa. Il mestiere del genitore è quello più complicato del mondo. I genitori non devono per forza essere compresi e amati in ogni istante dai figli, è normale dire no, è normale avere contrasti, è normale imporre orari che magari non verranno sempre rispettati, è giusto spiegare che lì fuori ci sono cose brutte e che mamma e papà non hanno sempre la soluzione.
Ricominciare a dire NO
Che la colpa potrebbe essere anche di chi compie l’azione e non di chi si trova nei suo pressi. Se i genitori ricominceranno a dire No, insegneranno ai loro pargoli a dire No. Un no che vale tanto, che vale una vita, un futuro, il coraggio di essere se stessi, diversi da chi ci sta di fronte o a fianco e proprio per questo meravigliosi. Lasciamo che i figli siano figli, i bambini siano bambini, gli adolescenti adolescenti.
Fiumi di Alcol che scorrono. Un bicchiere di troppo, un like fuori posto, uno sguardo indifferente. Post, selfie, frasi di filosofi e scrittori non servono a nulla, come l’inclusione e l’integrazione, concetti che a parole sembrano scrivere un futuro diverso, nei fatti sono dai più- di tutte le età – incompresi.
Alcol