L’Italia sul tetto d’Europa. Non succedeva da 53 anni. Grazie ad un gruppo di “ragazzacci” che forse, sulla carta, non sarebbero valsi nemmeno la semifinale, ma che grazie alla testa e soprattutto ad un cuore grande, anzi grandissimo, hanno scritto (o forse riscritto) una storia meravigliosa. Ha giocato bene l’Italia in questo Europeo, come forse poche volte ha fatto in tantissimi anni di attività, ha sofferto, ha difeso con le unghie e con i denti, ha saputo trasmettere sul campo l’idea di gioco del suo allenatore. Roberto Mancini, tornato a Wembley, insieme a Gianluca Vialli ad Attilio Lombardo dopo quella maledetta notte di 29 anni fa dove la Sampdoria dei “gemelli del goal” si inchinò solo ad una sassata di “Rambo” Koeman. E la Coppa dei Campioni andò in Spagna. A Barcellona. Ma è un’altra storia.
Abbracciamoci forte
«Abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene», urlava la voce di Fabio Caressa. Tutti abbiamo pensato alla magica notte di Berlino quando Mamma Rai ha inquadrato i “gemelli del goal” stretti in un lungo e commovente abbraccio. A stento abbiamo trattenuto le lacrime perché sappiamo quanto il Mancio ha dato a questa squadra e quanto significasse per Vialli questa vittoria, dopo quella estenuante, fatta di dolore e sofferenze, per la vita. E allora il tempo che Giorgione alzi la coppa, partano i fuochi d’artificio e che la notte di Londra si tinga d’azzurro, come fu a Madrid nell’82 e a Berlino ormai 15 anni, tutti in strada a festeggiare.
Non ci resta che…
Per qualche ora l’Italia ha dimenticato i suoi problemi, la pandemia (e qui i sarebbe da discutere), ha riso, pianto, gioito con i suoi ragazzi che l’hanno portata sul tetto d’Europa proprio nel giorno dell’anniversario del mondiale conquistato dalla nazionale di Beazot a Madrid contro la Germania. Però che belli tutti quei tricolori, donne e uomini, anziani e bambini, a sventolare bandiere e sciarpe. Perché il calcio a volte fa il miracolo di unire tutti, in un lungo interminabile, commovente abbraccio come quello di Mancini e Vialli che hanno corso, insieme, appresso ad un pallone per una vita. E dietro ad un sogno che grazie ad una ventina di ragazzi è diventato realtà. E guardandoli in quell’emozionante abbraccio, non ci resta che piangere…..di gioia!