Metti un cimitero che è abbandonato a se stesso, tra ratti, zanzare, guano di piccione, rovi, insetti e sporcizia ovunque. Metti un custode che lavora ‘a singhiozzo’ tra i camposanti di Cassino, Caira e Sant’Angelo. Metti una sirena che non suona più (l’allarme di uscita per intenderci) e che costringe malcapitati visitatori a rendere omaggio ai propri cari con il cuore in gola. Metti tutto questo insieme e come per magia ti ritrovi chiuso tra lumini e lapidi, al calar della sera e senza anima viva (scusate l’ironia) che possa sentire le tue grida. E’ quanto accaduto ad uno sventurato cittadino di Cassino che, ieri pomeriggio ha deciso di recarsi al cimitero di via San Bartolomeo per rendere omaggio al padre. Mai avrebbe creduto, il tapino, di rischiare un infarto per la paura. Si è ritrovato infatti con il cancello d’uscita sbarrato con mezz’ora di anticipo sull’orario di chiusura e senza nessuno che potesse aiutarlo.
L’intervento dei Carabinieri
Per questo ha chiesto aiuto ai Carabinieri che sono si intervenuti ma hanno dovuto faticare non poco per rintracciare il custode. Un episodio questo che si va ad aggiungere allo stato di degrado in cui versa l’intera area nonostante le tante proteste di coloro che al cimitero vanno quotidianamente per stare accanto ai loro cari. Che sia un padre, una madre o un figlio la cui vita è stata spezzata nel fiore degli anni. Un comportamento irrispettoso quello dei nostri amministratori che nulla stanno facendo per cercare di rendere più dignitoso un luogo sacro. Amministratori che necessitano di ripetizioni di umanità e magari qualche ripetuta lettura dell’A’livella di Totò: “Ma chi te cride d’essere, nu ddio? Ccà dinto, ‘o vvuo capi, ca simmo eguale? Muorto si’tu e muorto so’ pur’io; Ognuno comme a ‘na’ato é tale e quale. A buon intenditor….
Malafemmina