“Ultime notizie! Leggete le ultime notizie sulla vostra tavoletta d’argilla preferita. Salerafide nomina la Consulta per l’Ambiente! Un’altra promessa subito mantenuta! Ultime notizie!” Lo strillaiolo portava la sua carriola piena di cocci con le ultime notizie. Si avvicinò a Socrate e gli tese una tavoletta. L’anziano gli diede una moneta e prese la tavoletta, che infilò sotto il chitone.
Viola o verde
Kostakòs e Elena, sotto una Rocca illuminata di viola, gli dissero: “Allora, vecchio! Hai letto? Salerafide sta festeggiando con il colore dell’ambiente la nostra bellissima Rocca! Che te ne pare?” Socrate rispose: “Verde.” Elena sghignazzò: “Ma che dici? Che risposta è?” E Socrate: “Dovrebbe essere verde. E i vostri operai non dovrebbero andare in giro con quelle accette.”
Kostakòs strillò: “Che vorresti dire, vecchio? O forse un altro corpo contundente ha traumatizzato il vecchio Socrate?” Gli schiamazzi cominciarono a raccogliere parecchi cittadini. Socrate: “Vedete, o Maggiordomo degli Unici Giusti, o Presidenta della Bulé dei Cittadini – non sapete di cosa parlate. Il che, in verità sarebbe un bene, se foste coscienti della vostra ignoranza. Io stesso sono felice della mia, ma voi? Voi vi cullate nell’ignoranza, credendo di sapere, e la presunzione gonfia gli uomini stolti, allo stesso modo che il vento gli otri vuoti. Per esempio, non sapete che il colore tradizionale dell’ambiente è il verde, non il viola. Eppure vi fate vanto del colore sbagliato della nostra amata Rocca. Fortuna vostra che non siete commedianti a quel che si dice, altrimenti avreste già portato gli scongiuri al Dio, perché questo viola mal si addice a chi recita…” .
Socrate spergiuro!
“Attento, vecchio -sibilò Elena– stiamo avendo troppa pazienza con te!” e si avvicinò minacciosa sul curvo anziano. Ma fu fermata da Petrarkòs: “A me pare -disse- che Socrate dica cose giuste. Dovrebbe essere verde!” La parola “verde!” iniziò a circolare fra gli astanti. Un cenno placido della mano fermò il mormorio: “O voi che vi credete giusti, conoscete veramente voi stessi? Non credo, e neanche le leggi che emanate. Salerafide afferma di amare l’ambiente sopra ogni cosa; Konsalioides si erge a protettore della Terra, ma poi ne fanno scempio. Alberi, arbusti: ogni cosa viene abbattuta, senza ritegno.” “Non è vero! Dici il falso, Socrate spergiuro! -esclamò Kostakòs– Noi abbiamo a cuore le piante più di te!”
Socrate rispose: “C’è del vero in quel che dici, Maggiordomo Supremo. Infatti le nostre scuole, i nostri giardini sono ricolmi di erbacce di ogni genere. La roncola dorme mentre la scure lavora. Eppure sarebbe un lavoro ben lieve, quello di mantenere belli i cortili! Invece, togliete il nido agli uccelli, per lasciare le tane agli insetti e ai serpenti. Pensi che sia un buon investimento?” Intervenne Konsalioides, nel frattempo sopraggiunto: “Falso maestro! Tu avveleni i pozzi della conoscenza con le tue menzogne. Noi abbiamo nominato fior di esperti in un apposito consiglio per tutelare i nostri giardini.”
“E avete fatto bene -rispose Socrate-, anche se nel vostro caso far del male non è per nulla diverso dall’essere ingiusti. E ingiustizia è sia il colpevole ritardo che portate nella nomina di questo apposito consiglio, sia nella sua composizione. Faresti mai scolpire una statua, o Konsalioides, da un fabbro, invece che da uno scultore? Entrambi usano il martello, ma non sono la stessa cosa. Allo stesso modo, come potete far credere che eccellenti riparatori di carri sono bravi nell’interpretare i segni della Madre Terra?
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Questo, e nulla più, è il vostro governo
O che straordinari allievi della medicina di Esculapio, salvatori di vite, possano interpretare gli enigmi dell’aria? Orsù, diciamo pure che avete sbagliato il concetto. Perché l’editto di Salerafide pare inserire questi eccelsi Commissari direttamente nel vostro governo. E che anche in questo caso voi vi trovate in questa posizione rispetto a tutti. Non volete affatto che il popolo sappia come stiano le cose per davvero. Ma occorre solo che troviate qualche congegno di persuasione, in modo da dare l’impressione, a gente che non sa, di saperne di più di coloro che sanno. Questo, e nulla più, è il vostro cosiddetto ‘governo’. Il governo del niente e degli errori“.
Il pugnale di Kostakòs
Kostakòs portò la mano al pugnale che pendeva dal fianco: “Bada a te, vecchio! Un giorno Salerafide potrebbe stancarsi di questo tuo vociare e allora…” “Allora cosa? – urlò Petrarkòs– Allora cosa?”
Socrate alzandosi si interpose fra i due, e mentre la gente commentava bassa voce replicò: “Lascia, o Petrarkòs, che al Maggiordomo Onnipresente possa rispondere io. Vedi, e vedi anche tu, Elena, e anche tu, Konsalioides: la magia del vostro cerchio non vi salverà. Anche se so bene che per ora nessun uomo riuscirà a salvarsi qualora vorrà opporsi lealmente a voi e impedire che nella nostra città avvengano ingiustizie. Ma giorno verrà, e il Dio non paga il sabato.” Il vecchio si avviò verso casa. Dagli angoli ormai bui dei giardini le vipere uscivano soffiando dalle tane
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